" Non ho grandi pretese: la ragazza che mi ha appena fatto sua preda,
o mi ami, o mi dia ragione per cui io l'ami sempre.
Ah, ho voluto troppo! Si lasci soltanto amare;
Citerea anche così avrà ascoltato tante mie preghiere.
Accetta chi per lunghi anni ti sarà servitore;
accetta, chi ti saprà amare con fedeltà sincera.
Se non mi raccomandano grandi nomi di avi antichi,
se il padre del mio sangue è solamente un cavaliere,
ed il mio campo non è rivoltato da innumerevoli aratri,
e tutti e due i miei genitori risparmiano sulle spese,
tuttavia Febo e le sue compagne stanno dalla mia parte,
e il dio inventore della vite, e Amore, che mi ti dona,
e una fedeltà che non avrà pari, una vita senza colpe,
nuda semplicità e pudore che mi rende rosse le guance.
Non me ne piacciono mille, non salto da un amore all'altro:
tu, se esiste la fedeltà, sarai il mio eterno pensiero;
gli anni che mi daranno i fili delle Nere Sorelle,
con te li voglio vivere, e col tuo dolore morire.
Offrimi te stessa, come materia feconda di poesia,
ne verranno versi adeguati alla loro ispirazione.
Dalla poesia hanno nome Io, atterrita dalle corna,
quella che il Sacro Adultero sedusse in forma di cigno,
e quella che, portata nel mare da un finto toro,
strinse le corna ricurve con la mano di vergine.
Anche noi così saremo cantati per tutto il mondo
ed il mio nome sarà unito al tuo per sempre"
(Ovidio, Amores, Libro Primo, III)