E' l'essere illogici che ci rende umani,
il vento che soffia,
lo sguardo che non comandiamo,
quella smorfia del viso,
che è nostra, solo nostra.
Nostro è il battito
quando forte rimbomba tra i pensieri,
e viaggia, percorre strade,
siamo noi, solo noi,
a non ascoltare la voce degli altri.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
partire con una rosa,
tornare con un credo.
Cercare - cosa poi, non si sa -,
fermarsi e non farlo
trovare.
Trovare un sorriso al mattino,
un biglietto già usato,
il caffè pronto,
un amico.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
sfiorare una foglia come fosse una mano,
darle l'importanza e toglierla al tempo,
vivere, vivere, e non ascoltare.
Ascoltare chi, a volte,
andrebbe sentito e non ascoltato.
Ascoltare se stessi,
ascoltare due volte la propria persona.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
l'inconsapevole bellezza regalabile,
la potenza di un gesto sentito,
la felicità in un sorriso.
Sorrisi che terremmo stretti,
che a volte scambiamo a malincuore con amara incredulità,
per tornare a cercarsi,
per provare a capire cosa sia scoperto di nuovo;
da dove ricominciare.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
l'utilità di un errore,
la meravigliosa coincidenza,
la differita tra il proprio orologio e quello del mondo.
Un mondo fatto di occhi,
orecchie e bocche;
occhi assetati di luci soffuse,
orecchie ansiose nell'attesa di un complimento,
bocche affamate e mai, mai sazie.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
guardare l'incoerenza e tenderle la mano,
scoprire la propria attraverso gli altri
e tirarne fuori gli altri dalla propria.
Incoerenza, quale onore,
che il pensiero e l'azione si dissocino,
a volte un male,
a volte, paradossalmente, la cosa migliore.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
autori di vita,
artisti d'emozioni,
musicanti, giocolieri del proprio sé.
Affacciato ad una finestra sempre diversa,
arrancato tra la nebbia di un fumo acre
o l'ebrezza di un superalcolico.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
vittime della propria creazione,
la meraviglia chiamata vita,
una ed una soltanto c'è concessa,
e nessuno, nessuno,
potrà levarcene il possesso;
o forse si.
Forse solo noi potremmo,
come un lettore audio spento per la poca batteria,
un disegno interrotto,
un concerto sotto il pianto del cielo.
Forse solo noi potremmo.
In fondo, il bello è anche questo.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
tutti guardiamo il cielo prima o poi,
per sognare, imprecargli contro,
ma tutti col naso all'insù.
VINCENZO BUA
il vento che soffia,
lo sguardo che non comandiamo,
quella smorfia del viso,
che è nostra, solo nostra.
Nostro è il battito
quando forte rimbomba tra i pensieri,
e viaggia, percorre strade,
siamo noi, solo noi,
a non ascoltare la voce degli altri.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
partire con una rosa,
tornare con un credo.
Cercare - cosa poi, non si sa -,
fermarsi e non farlo
trovare.
Trovare un sorriso al mattino,
un biglietto già usato,
il caffè pronto,
un amico.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
sfiorare una foglia come fosse una mano,
darle l'importanza e toglierla al tempo,
vivere, vivere, e non ascoltare.
Ascoltare chi, a volte,
andrebbe sentito e non ascoltato.
Ascoltare se stessi,
ascoltare due volte la propria persona.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
l'inconsapevole bellezza regalabile,
la potenza di un gesto sentito,
la felicità in un sorriso.
Sorrisi che terremmo stretti,
che a volte scambiamo a malincuore con amara incredulità,
per tornare a cercarsi,
per provare a capire cosa sia scoperto di nuovo;
da dove ricominciare.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
l'utilità di un errore,
la meravigliosa coincidenza,
la differita tra il proprio orologio e quello del mondo.
Un mondo fatto di occhi,
orecchie e bocche;
occhi assetati di luci soffuse,
orecchie ansiose nell'attesa di un complimento,
bocche affamate e mai, mai sazie.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
guardare l'incoerenza e tenderle la mano,
scoprire la propria attraverso gli altri
e tirarne fuori gli altri dalla propria.
Incoerenza, quale onore,
che il pensiero e l'azione si dissocino,
a volte un male,
a volte, paradossalmente, la cosa migliore.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
autori di vita,
artisti d'emozioni,
musicanti, giocolieri del proprio sé.
Affacciato ad una finestra sempre diversa,
arrancato tra la nebbia di un fumo acre
o l'ebrezza di un superalcolico.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
vittime della propria creazione,
la meraviglia chiamata vita,
una ed una soltanto c'è concessa,
e nessuno, nessuno,
potrà levarcene il possesso;
o forse si.
Forse solo noi potremmo,
come un lettore audio spento per la poca batteria,
un disegno interrotto,
un concerto sotto il pianto del cielo.
Forse solo noi potremmo.
In fondo, il bello è anche questo.
E' l'essere illogici che ci rende umani,
tutti guardiamo il cielo prima o poi,
per sognare, imprecargli contro,
ma tutti col naso all'insù.
VINCENZO BUA