giovedì 30 giugno 2011

Un passo ancora.

Trema, la mano.
Trema, il destro, l'occhio.

Come se il tempo, dopo anni,
non fosse mai passato, per me.

E cosa mi resta,
se del viaggio conto le pagine
e non i giorni.

Cosa mi resta,
se della salsedine leggo la palla
e non il colore.

Cosa mi resta,
se dinanzi all'uscita tremo
e non faccio altro che
non uscire.

Forse la voglia di combattere,
contro nessuno,
il peggiore dei mali,
me.


martedì 28 giugno 2011

Stanze che chiudi, Stanze che inauguri.



A volte penso, e so di aver ragione, di essere stato fortunato. Tanti conoscenti, qualche amico.
La Donna è la persona che apprezzo e stimo più d'ogni altra persona. La amo anche, ma viene dopo i primi due.


Quando ho iniziato l'Università qui a Pavia, la mia "classe", il tot di persone che erano matricole come me, che seguivano le lezioni che avevo io, che all'inizio frequentavano.....erano tanti, tantissimi: 150.


Il secondo giorno di Università (il primo di lezione in pratica) ho conosciuto uno dei due miei migliori amici ( o forse tre...ma la distanza e l'età non può dirlo) che sento e vedo ancora adesso.
Ho conosciuto un gruppetto di persone. Uscivo anche con un gruppetto di persone.  Ho fatto anche il brillante (cosa che davvero non faccio mai, perché mi stanno sulle balle i brillanti) una volta.

E poi puff.

Poche lezioni. Esami. E via il primo anno.
Nienze lezioni. "niente" esami. E via il secondo anno.

Un periodo dove si è toccato il fondo in troppi sensi. 

Ricordo del terzo anno un aneddoto; stavo tornando in macchina con due colleghe (c'era il barlume
di una possibile integrazione ritardata con i miei colleghi )  quando quella che guidava, mi guarda nello specchietto, e mi fa: "Ma te sei di CIM? Non ti ho mai visto".  

Io si. Io vi conosco tutti. Ad uno ad uno.




Vivere l'esperienza di un esame con persone del "nuovo ordinamento" e tu del "vecchio", ti da ancora più anni di quanti non ne dovresti avere. Ieri ho dato un esame del mio primo anno con colleghe al loro primo anno (qualcuna al suo primo esame). Mi sentivo un vecchio.



E' da questi due aneddoti che ripartirò. 
E' dagli anni persi e riconquistati che ricomincerò.



-1.


giovedì 23 giugno 2011

A colpi d'inchiostro


Ti fendo,

annerisco i contorni
lo confesso,
io come un poeta.


Sparo al vento
ma le mie gocce 
mai vane, mai vane,
bagno e dipingo, io.


Un giorno piantai orchidee,
le confusero con ego,
ed oggi, non nego,
le vedo nel giardino vicino..


Cullatevi pure col sole,
folli,
di domani non v'è certezza,
neanche dei pensieri. 


Piove,
accendo le luci,
no, non sento le voci,
sono solo, ancora, incastrato.

Faccia dura.


Di solito si dovrebbe dire - ciò che non t'uccide ti rende più forte -

A me nessuno m'ha colpito. Nessuno s'è permesso di uccidermi.

Si limitano a farmi ridere. Risate su risate.

C'è chi è arrivato a dire perfino che non scrivo più. E' vero. Non scrivo più per l'infelicità, per la "sofferenza" o per ciò che magari riusciva a tirarmi su.

Io sono su. Io sono felice.

E adesso, è arrivata l'ora dell'ironia, della "rabbia", del sarcasmo.

Sentir cinguettare, pigolare o, come si dice dalle mie parti, tossire (pur i pulici tenan a tussa - pure i pulcini hanno la tosse - pure chi non potrebbe si permette di parlare) più che aumentare il sapore di, come dire, amarezza (quella di quando assisti a spettacoli ridicoli) non fa.

E allora sapete che vi dico? Evviva l'autogestione. Evviva la consapevolezza anti-illusione.

Meglio capirle presto le cose, i rapporti, le amicizie, che illudersi fino a quando non è troppo tardi.


Salgo,
scendo,
interminabili corsie
il colle condanna la vista.


Orizzonti screpolati
intermittenze tra le nubi,
oltre il mare una barca a vela
spiagge di inutili turisti.


Godetevi la spuma
nascondete i rastrelli
tanto, dei vostri castelli,
ho già fatto a pezzi la sabbia.



giovedì 16 giugno 2011

A chi mi dice

Embè, ati vist arill ... mi vena cchiama, mi parra, e mi ricia ca ghill un po ghesciar picchi sta sturiann.
Ncapu internet a parrar, accussi sta sturiann.
Chi ti nni frica a tia tantu. A gent sta appriass a tia.

Un c'ha capit nent. Ghia a carta mia a tiagn lluacu.
Va till'accatta sulu, cuju.




P.s. Perdonate il "francesismo".

giovedì 9 giugno 2011

Sono "quasi" fuori dal tunnel


















All'inizio, e fino a qualche tempo fa era così.. un tunnel appena intrapreso, o un corridoio che nonostante i passi avanti (salvo i passi indietro che ognuno di noi fa, inevitabilmente) sembrasse non condurre mai ad una fine...


Adesso, finalmente, si intravede una luce.
Si intravede un barlume, uno sfondo differente, una fine a
questo percorso, a questo corridoio, a questo tunnel.









                                                 Ci siamo quasi.

giovedì 2 giugno 2011

Ringraziamenti

Chi ringraziare?

Ringrazio i miei genitori, e "ogni tanto" anche qualcun altro (lassù; ammetto di essere tra quelli che se ne ricordano sporadicamente ) di non avermi fatto nè ipocrita nè falso, senonché d'avermi fatto tanto ingenuo.

Quando vedo, leggo di certi atteggiamenti ormai non mi viene più neanche da ridere.

Volano coriandoli
come aria
quando soffia
il doppio fine
d'un finto pregio.


Scivola lo zigomo
piange il labbro,
e manca poco
che il bicchiere non scivoli;
basso profilo, signori.


Ma dove,
dove credete d'andare,
o vecchia pelle
candele accese
sul ridicolo cospargersi
di cera.


Compatisco,
al nebbiume cedo il passo,
piuttosto rido,
che di disgusto
non vomiti cattiveria.


E' un tempo fasullo,
dove è concesso
dare immagine
a chi della propria
se non la teme,
è perché ne ha, già
ammazzato un'altra.



Grazie Poesia, per avermi dato umiltà.





mercoledì 1 giugno 2011

No...



Pensavo a sta roba.


Più che roba, sto tipo di tipa.




chiave di lettura?  Nahhhhh