C'era una volta, in un paesino lontano lontano, un'allegra, solida e serena comunità, al cui interno vivevano, senza particolari discussioni, fratelli, sorelle, zii, nipoti, pronipoti, prole e sottoprole annessa.
Purtroppo, in ogni comunità che si rispetti, anche in questa vi erano quelli che volevano far le volpi, e quelli che credevano di esserlo.
La volpe - per chi ancora non ci fosse arrivato (si sa, a certe persone le cose vanno spiegate per bene) - è simbolo di astuzia e furbizia sia per l'araldica - scienza che studia gli stemmi - sia nelle credenze comuni. Qualora volessimo associarla ad una persona, potremmo ben dire che una persona astuta è "astuta come una volpe" (potrei darmi alle scritture per bambini, data la semplicità dei concetti).
Si da il caso che, a volte, quelli che fanno le volpi si divertano ad assecondare quelli che credono di esserlo. A mio parere, una pecorella non può fare la volpe, non è possibile.
Una pecorella che creda di riuscire a farsi passare per volpe, prima o poi, vuoi per la pazienza delle altre persone nè pecore nè volpi che neanche fanno caso ai suoi piani di conquista "abilmente" progettati ma palesemente eseguiti, venga ad esser scoperta e messa di fronte alla realtà delle cose. E' una pecora e niente più.
La pecora, allora, proverà a farsi credere lupo.
Il lupo - anche qui spiego per i meno informati - è, come la volpe, un simbolo ricorrente in tantissime culture, tanto in occidente quanto nel resto del mondo - indoeuropei, asiatici, ecc -. A lui sono associati valori come la forza e la crudeltà, e talvolta, come anche Hesse ci racconta, anche solitudine (Il Lupo Solitario, Herman Hesse).
Il lupo quindi, allontanato volontariamente o non tutti i compagni che aveva, vuoi per la disperazione a cui erano arrivati, vuoi per l'esplicità di alcune sue azioni, vive nel suo mondo fatto di rabbia, cattiveria e malignità che, date le origini belanti, non riesce a celare, nonostante voglia farsi passare per lupo.
Allora il lupo rimane sempre più solo, vittima di se stesso e del brutto rapporto che incrina e distrugge sempre più con gli altri.
Talvolta, miei cari lettori, è meglio dire la verità, seppur mortificante, che tentare di girare le carte in modo cattivo. Perché le cose, prima o poi, vengono alla luce, e neanche il sangue di un fratello - un parente qualsiasi, insomma - può sopportare al lungo il veleno della cattiveria. Purtroppo, molte persone credono che la propria cultura sia la dominante, e che il proprio angolo da cui si guarda e si giudica il mondo sia quello giusto; la propria bilancia la giustizia in terra.
Non è così. La storia c'insegna che la crescita viene dal confronto, e che s'impara molto dalle altre culture, purché si sia aperti.
Il moralismo ed il perbenismo - Moralismo: Tendenza a considerare e giudicare cose e persone da un punto di vista esclusivamente morale, con eccessiva intransigenza e spesso con una buona dose di ipocrisia; Perbenismo: Atteggiamento di chi, specialmente ipocritamente, ostenta la propria conformità ai valori tradizionali e alle convenzioni sociali, ergendosi a giudice della condotta altrui - In parole povere chi predica bene ma molto spesso razzola male e chi giudica tanto e in modo molto ipocrita - non portano da nessuna parte, anzi, se devo proprio essere sincero, portano indietro.
Moralismo e Perbenismo, a mio parere, sono collegati all'essere
invidiosi.
Allora buon divertimento, cara mia pecora travestita da volpe che ultimamente ha deciso di fare il lupo. C'è un mondo che ti sta ancora aspettando, ed un tempo che ancora ti sorride, datti una svegliata prima che arrivi il giorno in cui il saluto sarà la più grande conquista a cui aspirare. La faccia già l'hai persa.
Il vostro Poeta.